Questa forma del 1998, invecchiata 27 anni, è stata appena certificata dal Guinness World Records come il Parmigiano Reggiano più vecchio mai aperto.
La forma da 36 kg, ancora commestibile, è stata una delle ultime prodotte nel 1998 da Romano e Silvia Camorani nel loro caseificio di Poviglio, piccolo comune vicino a Parma, in Emilia-Romagna.
Il parmigiano, il cui valore stimato supera i 20.000 euro, è stato finalmente aperto e assaggiato domenica scorsa alla bella età di 27 anni e tre mesi, il record precedente era di 21 anni.
Più grande è una forma di Parmigiano Reggiano, maggiori sono le probabilità che riesca a stagionare più a lungo. Il disciplinare non contempla l’uso di conservanti, per durare nel tempo il formaggio deve contenere la giusta quantità di grassi, proteine e sale. Più a lungo il parmigiano stagiona più intenso è il sapore.
Adesso Camorani deve decidere cosa farne. "Alcuni hanno detto che dovrei metterlo sul mercato giapponese", ha detto alla Gazzetta di Modena. "Ma voglio che rimanga locale".
Se per caso volessi acquistare tutto ciò che resta del formaggio, puoi provarci contattando il caseificio, anche se molto probabilmente verrà venduto a pezzi.
Ciao, piacere, sono Massimo Bernardi. Questa è L’ITALIA (fa qualcosa alle persone), newsletter su cibo, vino, ristoranti e piccoli lussi della vita quotidiana in Italia che esce fissa il giovedì pomeriggio. Se l’attesa tra un numero e l’altro ti sembra insopportabile, ho la cura: condividi l’ITALIA con un amico e convincilo a iscriversi.
» I romani «
Hanno molto da ridire sui nuovi cartelli turistici
Per la seconda volta nel giro di pochi giorni a Roma è stato rimosso uno di quei grossi cartelli che indicano quanto ci vuole per raggiungere a piedi un punto di interesse turistico, come monumenti, chiese, musei e via così.
Questi cartelli sono abbastanza comuni all’estero e nelle scorse settimane hanno iniziato a comparire anche nel centro storico di Roma, accompagnati da una certa polemica. Il motivo è che sono totalmente fuori contesto: rossi, moderni, ingombranti per il passaggio e soprattutto con alcuni errori.
Il cartello che è stato rimosso martedì si trovava proprio davanti alle colonne del Pantheon, uno dei monumenti più frequentati della città: non solo disturbava molto la visuale ma diceva anche che il Pantheon era a un minuto di distanza, mentre l’edificio si trovava letteralmente a pochi passi.
L’altro, tolto solo qualche giorno fa, era in piazza Navona, a disturbare la visuale della fontana del Bernini. [Il Post]
» Messina «
Fenomenologia di una “menza ca’ panna”
È stata appena annunciata la cinquina di finalisti del premio Strega, gara aperta fino al 3 luglio quando si conoscerà il libro premiato:
Andrea Bajani, L’anniversario (Feltrinelli), 280 voti
Nadia Terranova, Quello che so di te (Guanda), 226 voti
Elisabetta Rasy, Perduto è questo mare (Rizzoli), 205 voti
Paolo Nori, Chiudo la porta e urlo (Mondadori), 180 voti
Michele Ruol, Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (TerraRossa), 180 voti.
Tifo Nadia Terranova, messinese, per “Addio Fantasmi” del 2018, e per la competenza che ci mette quando parla di granita.
(…) – Eppure a Messina si mangia bene…
«Ah, io impazzisco per la “menza ca’ panna”, come chiamiamo noi la granita con la panna, è completamente diversa».
– Si può dire che Messina finisce lì dove finisce una panna decente?
«Assolutamente, fuori da Messina la panna o è troppo insapore o troppo dolce. Anche questo definisce un’identità. La granita è dello Stretto, senza offesa per nessuno, non si può mangiare in nessun altro posto. Innanzitutto non sta in una coppa ma in un bicchiere e soprattutto ha la giusta consistenza. Altrove o è troppo ghiaccio tritato o è troppo sciolta o è troppo densa. La “ggranita” con due “g” è proprio Messina in purezza».
– Come il pesce stocco.
«O come la nostra pasticceria fatta più di creme che ricotta a riprova delle influenze francesi qui più forti che nel resto della Sicilia».
Mangerai granite quest’estate?
«Assolutamente. Torno a Messina sempre molto volentieri e mi piace passare periodi lunghi. L’estate, poi, è il periodo in cui conto di fare affezionare mia figlia alla città».
Perché si chiama mezza con panna
Messina è la città della granita al caffè (con o senza panna) e il termine “mezza con panna”, pur non specificando il gusto, si riferisce solo alla granita di caffè. Fino agli anni 50-70 la granita veniva accompagnata con una fetta di pane al sesamo sottile e di forma allungata –“à zuccherata”. Per ovvie ragioni il bicchiere era di capacità maggiore dell’attuale.
Chi desiderava una porzione minore chiedeva appunto “mezza”, da cui il termine “menza ca’ panna”. Oggi è questa la granita standard e chiedere “una granita di caffè con panna” oppure “una mezza con panna” è la stessa cosa.
Ma dove si mangiano le migliori granite a Messina?
Procedendo da nord a sud del comprensorio, il Bar Eden, nel piccolo borgo di Torre Faro (Via Athanasius Kircher 2), è tra i ritrovi più quotati della città. A due passi dal mare della Riserva Naturale Capo Peloro, anzi dai due mari, perché è dove il Tirreno e lo Jonio si incontrano.
Piace a residenti, turisti, atleti e gente di ogni età la granita maxi con la brioche extra large (145 grammi) sfornata continuamente.
Prezzi modici per la granita Fantasia di agrumi, che va a ruba. Per i fichi bianchi o neri e per i gelsi e le fragoline che provengono da San Saba e Fiumedinisi.
Il Bar U Tedesco (villa Angelo Muschio - incrocio viale Europa con via Battisti) del neo settantenne Andrea Tedesco è la storia della granita a Messina. Un mito come il suo bar mobile col furgoncino Fiat 200 T che distribuiva granite sul Ponte Zaera.
U Tedesco ha raccolto l’eredità del nonno materno Santo Soffli che vendeva le granite sull'asino col carrettino. È aperto dalle 5 del mattino fino alle 13 e poi, di sera alle 20 fino all'una di notte. Cavallo di battaglia la granita caffè e panna.
Tre dei cinque figli hanno seguito il padre: Antonino (con punto vendita in Via La Farina 154), Remilio (sul viale Europa 66), Santino con furgoncino e bar in Via Roosevelt.
Il Nuovo Caffè Granatari (Via Consolare Pompea, 2021), aperto dalle 5.00 alle 20.30, è dotato di un proprio laboratorio che sforna brioche senza strutto a tutte le ore. I prezzi sono i più convenienti della zona: granita al caffè con panna a 2 euro, inclusa brioche.
In provincia, impossibile non menzionare il BamBar a Taormina (in via G. Di Giovanni 45) di Saro (Saretto) Bambara, che ha convertito il negozio del padre, venditore di lampadine.
Il bar è “conosciuto anche all’Estero”, come dice il titolare: una molla d’uomo che serve ai tavoli snocciolando in cinese, turco o giapponese i nomi dei 24 gusti.
In effetti ne hanno parlato vari quotidiani come il New York Times e El Pais, anche grazie alla pubblicità di Fiorello, grande supporter della graniteria.
E quindi, la recente visita di Re Carlo III d’Inghilterra e della Regina Camilla, ha innescato il boom turistico di Ravenna [The Guardian]
» Infinocchiare «
Deriva da finocchiona?
Il taglio della finocchiona, poeticamente ritratto da lafamaputtana, rivela l’impasto aromatizzato con semi di finocchio selvatico, pratica che dà il nome al salame toscano. La stagionatura varia da 6 mesi a un anno.
Intorno al reel si è aperta una discussione: è vero che il termine “infinocchiare” deriva dalla finocchiona?
A supporto della tesi si sostiene che il salume venisse strategicamente offerta dai contadini a chi acquistava il loro vino sfuso. Aromi e spezie anestetizzano le papille gustative e fanno sembrare buoni anche i vini meno pregiati.
Sarà vero? Chissà, sta di fatto che abbinare un vino giusto alla finocchiona resta complicato anche per i sommelier più esperti
» Gomorra non è responsabile della criminalità giovanile a Napoli «
Però…
I primi a protestare con veemenza sono stati i negozianti e gli abitanti dei Quartieri Spagnoli. L'oggetto delle proteste erano le riprese di 'Gomorra - Le origini', prequel della serie televisiva, che in questi giorni si stanno svolgendo in città.
“Ci abbiamo messo 30 anni per portare un poco di turismo nel nostro quartiere".
Poi sono arrivati i Neoborbonici dell'omonima associazione culturale, con il presidente Gennaro De Crescenzo, a sostenere la protesta dei Quartieri Spagnoli.
“È ora di dire basta a un racconto parziale e dannoso. Napoli è cultura, arte, artigianato. Non possiamo permettere che venga identificata solo con la camorra".
Il New York Times ha appena dato voce alla protesta con un lungo fondo di Patricia Mazzei.
“Forse nessun riferimento della cultura pop moderna si è legato più tenacemente a Napoli di “Gomorra”, il titolo del best seller del 2006 di Roberto Saviano sulla camorra. Nel 2008 è seguito un film acclamato dalla critica, e la famosa serie TV, iniziata nel 2014, è andata avanti per cinque stagioni. Altri due film sono usciti nel 2019: “L’Immortale”, spin-off della serie TV, e “Piranhas” (La Paranza), basato su un romanzo di Saviano che parla di boss adolescenti. E ora c’è “Origini”. Quindi, se alcuni napoletani dicono di averne abbastanza, sono scusati.
» Come liberarsi dello street food inutile «
E scegliere solo i 10 più buoni d’Italia
A cosa serve il decalogo di oggi? A cercare rockstar mentre si va per bettole: chioschi, friggitorie, pizzerie, mercati, food truck. Cibo di strada per esploratori di retrocucine, neorealismo gastronomico per maledetti della zona pranzo.
P.S. Ci sei? Allora partecipa alla confessione collettiva, usa i commenti per integrare la lista con la mangiatoie di street food che mancano secondo te.
1 – Arancini | Caffè Europa | Catania
Alla fine di Corso Italia, vicino a dove inizia il “lungomare” di Ognina, un caffè perfetto esponente della borghesia rosticcera di Catania, fa arancini magnifici d’aspetto e di sapore. Fortemente sospettati di essere i migliori dell’Isola.
2 – Supplì quadro con spaghettone alla carbonara | Clementina | Fiumicino
Luca Pezzetta è un predestinato. Si capisce da come ha preso in mano il dossier supplì nella sua pizzeria. Corazzato da una panatura ultra croccante, farcito come meglio non si può, il supplì quadrato lascia a bocca aperta.
3 – Trapizzino | Doppia panna e alici del Cantabrico | Roma
Quando Stefano Callegari ha considerato il triangolo (cit.) il suo home banking è cambiato per sempre. E un po’ anche il nostro, che dopo 20 anni continuiamo a comprare quel magico triangolino ripieno di romanità.
4 – Filetto di baccalà | Dar Filettaro | Roma
Due matrone romane che custodiscono la padella dell’olio mentre, in zoccoli e grembiule, impastellano, friggono e tagliano il baccalà. Il filetto, uscito dalla cucina a temperatura magmatica, è un’esperienza che lascia il segno (occhio)
5 – Pizza fritta | 1947 Pizza fritta | Napoli
La pizza fritta più buona di Napoli, gonfia e dorata, è un vizio che s’attacca (e poi ci riscaschi). Il palato va sgrassato con un bicchierino di Marsala: è una combinazione imbattibile che gli sgamati conoscono fin dagli anni Cinquanta.
6 – Panino col lampredotto | Tripperia Pollini | Firenze
Chi fa il miglior panino col lampredotto di Firenze? Domanda perfida, come quando certe malefiche zie chiedono: “a chi vuoi più bene, babbo o mamma?”. Un nome su tutti c’è: Sergio Pollini, all’angolo tra via de’ Macci e Piazza Sant’Ambrogio.
7 – Mozzarella in carrozza con l’acciuga | Gislon | Venezia
Niente ruffianerie finto rustiche, “la rosticceria nel Sotoportego della Bissa” deve la fama ai pezzi di rosticceria da mangiare in piedi, magari con un birrino. Nella short list delle cose indimenticabili di Venezia c’è la mozzarella in carrozza con acciuga.
8 – Panino dello chef | Caseificio Borderi | Siracusa
Guardare Andrea Borderi mentre prepara un panino sconsiderato con tutto quel che c’è di siciliano fa parte dello spettacolo. Sentirete crescere la tentazione di mettervi in fila: fatelo! Adesso sedetevi: godetevi il panino e lo show del mercato di Ortigia.
9 – Pani ca’ meusa - | Rocky | Vucciria/Palermo
Alla Vucciria è per tutti Rocky. Quand’ancora il panino con la milza non figurava nel gotha del cibo di strada Rosolino Basile era già un maestro dello storico mercato di Palermo. “Il panino con la milza di Rocky vale un milione”, parola del pittore Renato Guttuso.
10 – Arrosticini | Bracevia - Francavilla al Mare (Chieti)
Se avete già incontrato una 500 d’epoca gialla trasformata in postazione di cottura, conoscete Bracevia. Gli altri sappiano che nessuno fa meglio i pezzetti di carne (pecora o castrato, il resto è fuffa) infilati su spiedini e cotti sulla brace noti come arrosticini.
Nuova spettacolare — e per molti spaventosa — eruzione dell’Etna. Le immagini diffuse negli ultimi giorni sui social mostrano visitatori in fuga, mentre una fitta nube nera e rossa si alza in cielo. Alcuni video riprendono la corsa dei turisti lungo i sentieri, colti di sorpresa dalla violenza dell’eruzione. Nessuna grigliata con la lava dell’Etna è stata intercettata questa volta, le autorità hanno prontamente limitato gli accessi alle zone più vicine al cratere per motivi di sicurezza.
P.S.
Il link più cliccato della scorsa newsletter è stato quello del New York Times sulla trasformazione di Bari, da città evitata per la criminalità organizzata a nuova meta turistica.
Ho finito per oggi. Passa un buon fine settimana, ci ritroviamo qui giovedì pomeriggio 12 giugno.