Ciao! Sei su L’ITALIA (fa qualcosa alle persone), newsletter che parla di cibo, vino, ristoranti e piccoli lussi della vita quotidiana in Italia che non possono essere comprati. Nella lettera di oggi trovi alcune guide, fanne buon uso la prossima volta che avrai un po’ di tempo per te.
>> Tucci in Italy <<
Episodio 1
Dal 19 maggio è disponibile su Disney+ la nuova serie Tucci in Italy prodotta da BBC Studios e, soprattutto, da SALT Productions, casa di produzione dello stesso Tucci.
Come forse sai già e come ci siamo detti pure qui, Stanley Tucci, attore di fama internazionale, vincitore di Emmy e Golden Globe, ha già raccontato l’Italia attraverso la lente del cibo qualche anno fa, con la fortunata Searching For Italy.
Sarà amore per le radici italiane, sarà business, ma Tucci guida di nuovo il mondo anglosassone alla scoperta di 5 regioni italiane.
Ho visto il primo episodio di Tucci in Italy: segue racconto
– La prima scena sembra ispirata a “The Brutalist”, il film girato in parte a Carrara e dintorni per cui Adrian Brody ha vinto il secondo Oscar come attore protagonista dopo quello per “Il pianista”. Solo che contro il candido sfondo delle Alpi Apuane c’è Stanley Tucci, in forma e a suo agio anche tra le cave di Michelangelo.
– Rapido cambio di scena: la versione più rilassata possibile dell’attore americano sorseggia il suo Negroni in un lussuoso hotel lungo l’Arno.
– Tucci si dirige con il passo lungo del buon camminatore e una vistosa giacca bianca verso il Trippaio del Porcellino, il chiosco di Sergio Pollini famoso per il lampredotto. La sua guida è Emiko Davis, food writer australiana di stanza a Firenze. L’attore, sorpreso per il fatto che i fiorentini mangino il lampredotto a colazione, morde il panino gocciolante mentre articola lunghi discorsi in italiano.
– È così che capiamo una cosa.
Gli italiani fluent in inglese parlano inglese.
Gli italiani non fluent in inglese parlano italiano (con i sottotitoli).
Stanley Tucci parla inglese con i fluent in inglese e italiano con i non fluent. Quando si rivolge agli spettatori ovviamente parla inglese.
– Restiamo a Firenze, ma Oltrarno, a Santo Spirito. Il pranzo è al ristorante Dalla Lola della giovane Matilda Pettini, che ti ha consigliato anche il tuo cronista qui, modestamente, in un precedente numero della newsletter.
– Si mangia, si parla amabilmente del ristorante, fino a quando i commensali presenti in sala brindano eccitati. Che diamine, sono pur sempre in un programma di Stanley Tucci.
– Ancora Alpi Apuane, questa volta Colonnata. Il regista Fabrizio Cattani, proprietario dell’Antica Larderia Mafalda, spiega le tecniche di produzione del candido lardo. Tutto finisce in gloria con una discreta abbuffata di coniglio lardato a casa della mamma di Cattani.
– “Maremma is Italy wild west”. Così viene introdotto il prossimo set, fatto di praterie e butteri, che in sella a splendidi ronzini conducono al pascolo vacche maremmane in un grande allevamento brado.
– Restano non più di una ventina di butteri in Italia, scopriamo, mentre tutti si spartiscono una gagliarda bistecca di Maremmana cotta alla griglia con le mani, compresa Sara, per niente spaventata dal mestiere scelto.
– E torniamo a Firenze. Riconosco Sant’Ambrogio, regno dei Picchi e del Cibreo. Nato come piccolo ristorante di lusso negli anni Ottanta oggi – di plusvalore in plusvalore saggiamente reinvestito – occupa tre marciapiedi con dei cloni sempre eleganti: un caffè, un ristorantino-bis più alla mano, un teatro dove si mangia e un altro ristorantino italo-orientale (il Cibleo).
– Proprio al Cibleo, Giulio, figlio del fondatore Fabio Picchi, porta l’attore americano. Lo chef Masaru sfida con creatività orientale la tradizione locale modificando il lampredotto e altri piatti fiorentini. Il protagonista di “Conclave” è rapito, secondo lui Masaru è una specie di genio.
– Il primo episodio, girato nei giorni del Palio, si conclude a Siena. Tucci assiste alle prove e poi alla gara in Piazza del Campo da un balcone tutto per lui. Noblesse oblige. Poi apprezza il senso di appartenenza dei volontari che preparano una mega cena per i contradaioli del Valmontone. Scorrono i titoli finali.
– Ancora una cosa: Tucci saluta tutti, belli e brutti, con un ciao.
Ci tornerò su “Tucci in Italy” dopo aver visto tutta la serie. Nel frattempo qui c’è la recensione entusiasta del Telegraph.
Pensavo, non so bene perché, che una cosa simile la fa anche Carlo Cracco con “Dinner Club”, serie alla terza stagione trasmessa da Prime. Ma la differenza è tanta che Tucci deve sentirsi come la particella di sodio della pubblicità che si sgolava chiedendo: “C’è nessunooo?”
Firenze: il muro del bacio. Cosa spinge i turisti che arrivano a Firenze a lasciare un bacio con il rossetto e il loro autografo sul muro (del bacio?). Siamo in Piazza della Signoria, una delle più visitate al mondo, a due passi dagli Uffizi.
>> 36 ore a Roma <<
Il weekend del New York Times
Dopo oltre un anno il New York Times riporta in Italia 36 Hours, la rubrica settimanale dedicata ai weekend (gourmet) ricchi d’azione nelle più belle mete del mondo.
Il quotidiano suggerisce l’itinerario ideale –dall’aperitivo del venerdì pomeriggio alla colazione della domenica mattina–, per gustare al massimo il bello e il buono di Roma.
Il motto affisso ovunque recita “Roma si trasforma”. A occhio romani e turisti se n’erano accorti, considerati i disagi degli ultimi mesi.
Ma se Milano arranca, con i lavori per il Giubileo 2025 la Capitale ha fatto progressi: piazze restaurate, chiese storiche riqualificate, reti di trasporto ampliate. Più che mai “Caput Mundi” con la morte di Papa Francesco e l’elezione di Papa Leone XIV, Roma continua il rinnovamento: spirituale, fisico, culturale e gastronomico.
Approfittane, questo è il weekend che ti ha organizzato il New York Times.
Venerdì ore 17:00: Google Maps sul pavimento
Al Museo della Forma Urbis (€11) viaggi nella Roma antica grazie a una mappa del XVIII secolo incisa nel pavimento e unita a lastre di marmo del III secolo. Si riconoscono la basilica di Santa Maria Maggiore — dove riposa Papa Francesco — e raffigurazioni del Circo Massimo e del Colosseo.
18:00. Sali al Palatino
Sali sul Colle Palatino camminando per 5 minuti fino al parco archeologico del Colosseo.
– Visita la Domus Tiberiana, palazzo del I secolo riaperto dopo decenni nel 2023. Ti aspettano busti, statue e splendide viste al tramonto sul Foro, il Colosseo e la città. Il biglietto combinato per Palatino, Foro e Colosseo, valido 24 ore, costa €18.
20:00. I sapori della Garbatella
I giovani chef Matteo Taccini (ex Noma) e Luigi Senese hanno aperto Uma Roma alla Garbatella, locale in stile scandinavo minimalista. La specialità, a parte fermentazioni e fuoco, sono piatti fantasiosi che esaltano singoli ingredienti locali. Le patate, per dire, diventano noodles avvolti in crema di patate, con brodo affumicato e briciole croccanti di patate. Quattro portate intervallate da altrettanti stuzzichini, costano €50. Ricorda di prenotare per tempo.
23:00. Brindisi alla scena dei cocktail
Due famosi cocktail bar romani si sono ampliati.
– A Monti, Drink Kong, noto per il design moderno, ha aperto Nite Kong, lounge raffinato con musica dal vivo e atmosfera intima. Molto richiesto il Nite Negroni (€18), con gin, vermouth e Campari, di una limpidezza unica perché i liquori vengono distillati una seconda volta nel laboratorio del bar.
– Jerry Thomas Speakeasy ha inaugurato a Trastevere il Jerry Thomas Bar Room, posto raccolto con sei tavoli e drink originali come il Consulate (rum venezuelano, vermouth italiano, sherry Amontillado, bitter all’albicocca; €15).
Sabato
10:00. Mattina al parco
Se Villa Borghese è troppo grande, opta per il parco meno affollato Villa Torlonia. Prendi cappuccino (€1,50) e cornetto (€1,20) a La Limonaia, poi esplora il Casino Nobile o il bunker antiaereo di Mussolini (1925-1943). Biglietto: €17.
13:00. Trippa a Testaccio
Atmosfera semplice da Piatto Romano, vicino al mercato di Testaccio. Nel menu le classiche paste romane e piatti più audaci (trippa stufata, interiora di agnello fritte, rigatoni con intestino di vitello in salsa di pomodoro). Imperdibile la coda alla vaccinara. Un pranzo di tre portate costa €40 a persona.
17:00. Ombre di Caravaggio
– Passeggiata postprandiale e shopping in Via di Monserrato.
– llumina il pomeriggio nella basilica medievale di Santa Maria del Popolo con un paio di capolavori (la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo) firmati Caravaggio, star della visitatissima mostra “Caravaggio 2025” a Palazzo Barberini.
20:00. Pizza d’autore
Marita è il primo locale romano dalla pizzaiola Roberta Esposito. Mattoni, legno scuro, pizze classiche (Margherita, Diavola) e soprattutto fantasiose come Amarita, con mozzarella, guanciale e salsa amatriciana da versare a piacere (€15) e i trionfali sapori della Summer Light (€20), con baccalà, provola, scarola, uvetta, pinoli, olive, hummus, patate e scorza di limone.
22:30. Vino e vinili
I nuovi wine bar di Roma celebrano l’era analogica.
– Vino e Vinili, in centro storico, è un angolo illuminato al neon con libri rock, vinili e vini naturali, per esempio un Nebbiolo fruttato di Poderi Cellario (€8 al calice).
– 33 Giri, vicino al Vaticano, sembra una galleria d’arte. Mentre i DJ suonano soul e funk, i baristi servono vini regionali come il blend Sangiovese-Trebbiano di Senza Rete (€10).
Domenica
10:00. Tour delle fontane
– A Piazza della Rotonda, davanti al Pantheon, osserva la fontana di marmo con serpenti e creature marine.
– A Piazza Navona trovi la celebre Fontana dei Quattro Fiumi di Bernini, del XVII secolo.
– A Piazza Farnese ammira le due fontane con vasche del III secolo e sullo sfondo Palazzo Farnese, con la facciata rinascimentale disegnata in parte da Michelangelo.
12:00. Gelato e pizza
Mascarpone con granchio e spezie? Avocado con lime e vino? Sono gusti di gelato di Otaleg! e Fatamorgana, a Trastevere, dove le gelaterie abbondano.
– Otaleg! è famoso per il ricco gusto al pistacchio, mentre Fatamorgana propone abbinamenti esotici, come il Chamoy messicano (tamarindo, peperoncino, sale Maldon) o il Pierogi Ruskie (patata, ricotta, cipolla rossa, vino rosso, burro). Il gelato con due gusti costa €3.
– Fai una passeggiata tra i vicoli di Trastevere e, se hai fame, fermati da Ivo a Trastevere, pizzeria aperta dal 1960 specializzata in pizze romane basse e croccanti.
Se la newsletter ti piace falla girare: è il modo migliore per pubblicizzarla.
Trullo time. I pianeti si sono allineati e gli americani hanno scoperto la vacanza nei trulli. Traveller, il mensile Condé Nast, si è fiondato sulla tendenza elencando i trulli più belli. Nel frattempo attrezzati con piscine a sfioro, spa interne e giardini immacolati. Da 68 a oltre 1.000 euro a notte, c’è un trullo per tutti.
>> Non sei stato a Venezia <<
Se non hai provato questi 10 piatti
Stai per scoprire 10 posti dove mangiare bene a Venezia. Non è poco in una città in cui basta alzare una serranda e scrivere “bacaro” per attirare orde di turisti affamati. Lo dicono tutti: in laguna si spende molto e si mangia –mediamente– male.
Non è un problema tuo. Tutelato da questo decalogo frequenterai solo posti dove i veneziani mangiano ogni giorno piatti imperdibili e dal rapporto qualità prezzo decente. Posti diversi tra loro ma uniti dallo spirito della trattoria, e dove non si cucina soltanto perché business è business.
Se vuoi integrate la lista con i piatti e i ristoranti che mancano usa i commenti.
1 – TRATTORIA DA’ A MARISA | Sarde in saor
Fondamenta S. Giobbe, 652, Cannaregio – Venezia. Tel. +39 041 720211
La cucina di una storica dinastia di bechèri (macellai) in un ambiente sconsigliato per le cene romantiche, salvo i tavoli lungo la fondamenta. Tra sughi d’anatra, sguassétti alla bechèra, bolliti e trippe spuntano le sarde in saor (clamorose).
2 – NEVODI | Crudo di Rialto
Castello, Via Garibaldi 1533, Venezia. Tel 041 2411136
Gestione familiare e prezzi abbordabili nella popolare Via Garibaldi, sestiere Castello. Le cose sono andate bene, così è arrivato prima il trasferimento di fronte alla sede originale, poi l’apertura di un pizza lab. Piace ai pescatori veneziani per i piatti di pesce, oppure per il vino, ho bevuto un bicchiere di troppo e ora non ricordo.
3 – OSTERIA AL CANTINON | Carbonara di gamberi
Sottoportego Delle Colonetto, 2152, Cannareggio – Venezia. Tel +39 041 5243801
Due sale e pochi tavoli all’aperto sotto il colonnato delimitato da un canale, dove regnano atmosfera romantica e calma irreale, considerata la vicinanza alla Strada Nuova. Con i piatti di pesce vai a nozze, pasta, pane e grissini sono fatti in casa.
4 – COVINO | Bigoli in salsa
Calle del Pestrin, 3829 – Venezia. Tel +39 041 2412705
Mini ristorante (14 posti) diverso da tutti e considerato tra i migliori aperti da molti anni. C’è chi lo ritiene pretenzioso. Il menu cambia ogni giorno e per tre portate paghi da 48 a 65 euro, sempre con dessert e caffè. Prenotazione essenziale.
5 – TRATTORIA ALTANELLA | Seppie alla veneziana
Calle delle Erbe, Giudecca, 268 – Venezia. Tel. +39 041 5227780
Amore a prima vista. Per il rapporto qualità prezzo, il pontile sul Rio del Ponte Lungo, la gentilezza dei gestori e la bontà dei piatti veneziani. Sarde, acquadelle, scampi e gamberetti di laguna in saòr, moscardini con polenta, bigoli in salsa.
6 – TRATTORIA DA BEPI GIÀ 54 | Frittura di pesce
Campo S.S. Apostoli, 4550 – Venezia. Tel +39 041 5285031
L’interno è un bozzolo caldo, rivestito in legno. Chiedi cosa ordinare al “Signor Loris”, il titolare, un vero personaggio. Per esempio spaghetti col nero di seppia, grigliate o fritture di pesce e, per finire, un dolce fatto in casa che non delude mai.
7 – ANTICO CALICE VENEZIA | Risotto al nero
Calle dei Stagneri, San Marco, 5229, Venezia. Tel +39 041 5209775
Dicono che qui sia nato lo Spritz. (Dunque frequentare o bannare per l’eternità). Aperta nel 1902, è una trattoria rassicurante cara ai gondolieri per posizione e rapporto qualità prezzo. Dal menu scegli i classici locali: risotto o bigoli al nero.
8 – LA PALANCA | Baccalà mantecato
Fondamenta Sant’Eufemia, Giudecca 418 – Venezia. Tel. +39 041 5287719
Luogo noto e conveniente. Seduti ai tavolini sulla riva si gode di un panorama che domina la riva delle Zattere. A pranzo menu sfizioso con ravioli al branzino, calamari alla griglia, baccalà mantecato. Di sera la cucina è chiusa: buona scusa per prolungare l’aperitivo.
9 – OSTERIA AL CICHETO | Risotto al radicchio
Cannaregio, 367/a, calle della Misericordia (Ferrovia). Venezia. Tel 041 716037
Trova riparo dalla folla di Lista di Spagna in questa piccola osteria con sette tavoli e qualche piatto gustoso. Non spaventarti per l’affollamento costante, sarai accontentato in fretta e con diversi piatti: risotto al radicchio, bigoli in salsa, baccalà alla vicentina.
CA D’ORO ALLA VEDOVA | Polpette
Calle del Pistor 3912 – Venezia. Tel +39 041 5285324
Una delle osterie più antiche della città, formalmente chiamata Ca’ d’Oro ma nota a tutti come Alla Vedova. Porzioni contenute e servizio non proprio impeccabile, ma è un posto economico dove le polpette migliori di Venezia costano 2 €. Prenotare è una buona idea.
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Ha fatto numeri sorprendenti l’edizione dedicata alla colazione in pasticceria di questa rubrichetta (“Cosa ti rovina…”) con cui intrattengo amici e follower su Facebook.
Magari piace anche a te.
» Cosa ti rovina… «
La colazione in pasticceria
Salata o dolce; ricca o essenziale: la colazione al bar o in pasticceria è un atto libertario e nichilista. Voi scellerati che la saltate, non sapete cosa vi state perdendo.
E però, in agguato, c’è sempre qualcosa che rischia di mandarla di traverso. Di seguito ne trovate 9: vi ritrovate? E perché vi ritrovate? Vi infastidiscono altre pratiche indigeste? Beh, è il momento di tirarle fuori.
1 – Croissant di tutte le forme a 4 €
Sfera, cubo, piramide, pianeta. E con la scusa della forma il prezzo sale (4/5 euro). Basta, scendo ufficialmente dal carro.
2 – Colazione salata relegata a due proposte
Quelli che scelgono di iniziare la giornata col salato? Esistono. Capisco guardarli con sospetto, ma esistono. E se non li consideri, pasticciere, con almeno una decina di proposte cambiano locale. Allora diamogliela una pizzetta, un toast al formaggio, uno con uova e avocado, un pan brioche, un crostone, una pralina salata.
3 – La schiuma del cappuccino che si affloscia e sparisce subito
Trattaci bene, barista! Monta il latte del cappuccino come si deve, non vogliamo la schiuma del sapone. Sogniamo un sorso cremoso che resiste per tutta la lettura del giornale senza scomparire e lasciare un triste caffelatte.
4 – Il prezzo dei caffè specialty
Capisco le piccole piantagioni, le coltivazioni sostenibili, la selezione chicco per chicco, la tostatura a bassa temperatura. Allora dimmi barista, perché mi resta la sensazione di spendere troppo per tutta l’acidità che bevo?
5 – Le spiegazioni dei caffè specialty
Ai baristi ripetono in continuazione che per convertire i clienti lo specialty coffee va comunicato in modo chiaro e accessibile. Solo che non è facile, per definizione il caffè è economico e veloce. Così finiscono spesso per essere pedanti ottenendo l’effetto contrario: la fuga.
6 – I clienti incontentabili
Abbiamo reso il bancone del bar un avamposto da psicanalista con le nostre nevrosi. La tazza grande e calda, il cappuccino freddo, la doppia schiuma, il latte di soia. Macchiato freddo, macchiato caldo, molto macchiato. Al ginseng, alla panna, alla nocciola, all’aloe, persino con la Nutella in fondo alla tazzina. Per non parlare di americani, orzi, decaffeinati, con latte di soia e mocaccini.
7 – Brioche congelatissime
Baristi, ristoratori, albergatori (soprattutto albergatori), dedicate un po’ di voi stessi alla colazione. Un cornetto fresco di giornata è un'altra cosa. Dov’eravate quando nonna diceva che il buongiorno si vede dal mattino?
8 – L’invasione delle brioche scandinave
Scordati cappuccio e cornetto, dì addio al ristretto sorseggiato sbocconcellando una esse di frolla, saluta per sempre spremuta e toast. Oggi in alta Italia la colazione si fa nordica. E se chiedi una semplice brioche ti senti strano, perché davanti hai solo pastry, baulus, roll, bun, bulka, smørrebrød, tutto da accompagnare a flat white e cold brew.
9 – Brioche con uno schizzetto di ripieno
Chi più spende più guadagna: non te l’hanno detto pasticciere che concedi ai tuoi clienti micragnosi schizzetti di crema? Come corso di formazione ti consiglio di ordinare una brioche alla crema da Sissi, a Milano. Sappimi dire.
Cacio e pepe alla tovaglia. Basta con la cacio e pepe! Per lo meno con la cacio e pepe come la mangiamo oggi. Questa è diversa, pur essendo la versione originale del classico romano: cacio e pepe alla tovaglia. Niente acqua, fuoco o mantecatura, come insegna Salvatore Tassa, cuoco stellato del ristorante Colline Ciociare di Acuto (Fr) che ha rispolverato lo spartito di gesti mostrato da @andreagiuseppucci
Spaghetti in un panno di lino, cosparsi a strati con manciate di pepe e pecorino in più riprese. Avvolto il gomitolo di pasta nel tessuto, si gira e si rivolta: la tovaglia conserva il calore ma fa traspirare la pasta che non scuoce. Lo spettacolo termina con l’apertura del panno e un servizio all’antica: perché la vera cacio e pepe, dicono, si mangia con le mani.
Se questa newsletter ti è piaciuta inoltrala a colleghi, amici, parenti, in tutti i luoghi e in tutti i laghi
P.S.
Il link più cliccato della scorsa newsletter è stato quello sul meglio della Sicilia dalla A alla Z.
Per oggi è tutto, ma tanto ci ritroviamo nella tua casella di posta giovedì prossimo.