Tralasciando derive politiche inadatte a questa newsletter, mi piacerebbe discutere con te l’idea di Meloni.
Durante la visita di Stato della scorsa settimana, la premier ha regalato un barattolo di Nutella ciascuno ai sovrani inglesi, nonostante l’Italia non difetti di regali gastronomici, per così dire, degni di un re.
Ciao! Sei su L’ITALIA (fa qualcosa alle persone), newsletter su cibo, vino, ristoranti e piccoli lussi della vita quotidiana in Italia che non possono essere comprati.
Scusa se sbrigo subito la pratica: per caso questa mail ti è stata inoltrata? Allora valuta la possibilità di unirti alla community, siamo 500 professionisti della comunicazione gastronomica che si ritrovano una volta a settimana, il giovedì pomeriggio.
>> Stanley Tucci <<
Back To Italy
Dopo “Searching for Italy”, la serie prodotta dalla CNN con cui ha conquistato tutti, l’attore di “Spotlight”, “Conclave” e “Il diavolo veste Prada”, foodie sgamato e stilosissimo di cui qui abbiamo già parlato, debutta il 18 maggio su National Geographic con "Tucci in Italy". Spero venga trasmessa presto anche in Italia.
>> Non sei stato a Firenze <<
Se non hai provati questi 10 piatti
Di decaloghi ne ho fatti tanti. Se non dai subito a chi legge quello che si aspetta c’è il rischio che non vada oltre il primo nome. Poi devi alzare il tono o raffreddare il tono, dipende. Non mettere un ristorante in cui non sei stato solo perché ne hanno parlato su “Roadbook”, la Guida Michelin dei millennial: è il tuo decalogo. E… beh, ci sono un sacco di regole.
Nondimeno, anche Firenze è servita. Se vuoi, fiorentino o no, partecipa alla confessione collettiva e integra la lista con i piatti e i ristoranti che mancano.
#1 Peposo | Da Burde
Qui si mangia da oltre cent’anni. Si mangia un peposo, lo spezzatino imprunetino cotto al forno, che puoi tagliare con lo sguardo. Che puoi masticare con gli occhi, da quanto è morbido. Merito di Paolo Gori, padrone dei fornelli. Andrea, invece, cerca, bracca e cattura i vini. Poi li consiglia, abbinandoli con l’inventiva millimetrica di un miniaturista.
#2 Bistecca alla fiorentina | Buca Lapi
Nelle cantine rinascimentali di palazzo Antinori, era già “pittoresca” nel 1879, quando l’oste Orazio Lapi ha aperto la buca. Con gli anni è diventata il centro della “Dolce Vita” fiorentina, poi un rifugio per i cultori della bistecca alla fiorentina, enorme e cotta a regola d’arte.
#3 Minestra di pane (+ porchetta) | Trattoria Cibreo
Piccola, affollata, informale versione low cost dell’istituzione Cibreo, creatura di Fabio Picchi, con cui condivide la cucina. Non a caso per i fiorentini è il “Cibreino”. Ambiente semplice e stuzzicanti remake dei classici toscani, come la minestra di pane: abbinamento tassativo la porchetta.
#4 Pici all’aglione | L’Ortone
Sempre a Sant’Ambrogio, un’osteria moderna “Bib Gourmand” della Guida Michelin che si prodiga in pietanze non sempre e non solo toscane, superandosi nei pici all’aglione.
#5 Petto di pollo al burro nero | Sostanza detto il Troia
Sostanza è immutata dal 1869: le stesse mattonelle bianche, gli stessi tavoloni in legno scuro, la stessa cucina verace. I fiorentini vanno pazzi per il piatto più degno del nome con cui tutti conoscono il locale, il “Troia”: i grossolani ma insuperabili petti di pollo al burro nero.
#6 Trippa alla fiorentina | Trattoria Sergio Gozzi
Da Gozzi, aperto dal 1915 di fronte a San Lorenzo, sedete tra la gente del posto, bevete il vino della casa e dal menu scritto a mano scegliete la trippa alla fiorentina. Sale ampie, soffitti a botte, tavoli in marmo: il tempo si è fermato e anche la cucina è quella di una volta.
#7 Ribollita | Trattoria da Mario
Mario, mito planetario, è una stanza minuta in cui ci si pigia gomito a gomito. Non accetta carte di credito né prenotazioni, il menù scritto a mano è scarabocchiato via via che i piatti finiscono, cioè presto, perché i piatti sono buoni come la ribollita dalla fragranza aliena. Occhio al cartello: “È vietato chiedere la bistecca alla fiorentina cotta bene!!!”.
#8 Penne strascicate | Trattoria Baldini
Un po’ fuori mano ma vale la pena accomodarsi tra fiorentini di buona forchetta e qualche impavido visitatore. Le penne strascicate (cioè trascinate a mano per trattenere il ragù toscano) dovrete necessariamente finirle con la scarpetta. L’altro piatto forte della casa è il gran pezzo (lombo di manzo al forno).
# 9 Lampredotto | Il Magazzino
Luca Cai, nel locale affacciato sulla minuscola Piazza della Passera, vicino a Ponte Vecchio, ripulisce il lampredotto, la trippa e in genere la cucina di strada fiorentina dagli eccessi di sale e condimento. Polpette e ravioli al lampredotto sono piatti delicati che non si dimenticano.
#10 Pappa al pomodoro | Da Ruggero
La densa presenza di avventori fiorentini certifica che non avete sbagliato scarpinando fin quassù. Vi ripaga l’abbraccio materno di una cucina fiorentina che si supera nei piatti poveri come farinata, ribollita e, più di tutti, pappa al pomodoro.
Se la newsletter ti piace falla girare: è il modo migliore per pubblicizzarla.
>> Pasqua <<
Maltempo e cose da fare al chiuso se piove
Le piogge di questi giorni sono un'avvisaglia delle giornate di Pasqua e Pasquetta, probabilmente caratterizzate dal maltempo, almeno in Piemonte, Lombardia, Liguria, alta Toscana e Sardegna. Per ritrovare sole e caldo in tutta Italia bisognerà aspettare il ponte del 25 Aprile, secondo Marco M.M., il più credibile meteorologo di X/Twitter.
Ti trovi a Roma? In via Oslavia c'è Casa Balla, dove ha vissuto e lavorato l'artista futurista Giacomo Balla. Un laboratorio d'arte con quadri, sculture, mobili decorati e abiti da lui disegnati. Ma non dimenticare «Caravaggio 2025», a Palazzo Barberini (se n’è parlato in un’altra newsletter).
A Firenze, poco conosciuto e a due passi dalla sempre affollata Galleria degli Uffizi, il Museo di Palazzo Davanzati è un raro esempio di dimora fiorentina del Trecento con stanze affrescate e capolavori tessili.
A Milano c'è «Felice Casorati», che ricostruisce l'intero arco di attività dell'artista attraverso cento opere, tra dipinti, sculture, disegni e opere grafiche.
Magnifico, ma a Venezia, il Museo Fortuny, esempio magistrale di gotico veneziano restaurato nel 2022 e dedicato a Mariano Fortuny, pittore, scenografo e stilista spagnolo che scelse Venezia per dare vita alle sue creazioni.
Protagonisti, infine, a Palazzo Albergati di Bologna, i disegni, le sculture e i celebri oli di Antonio Ligabue. «La grande mostra» racconta i suoi mondi affollati di belve, piante e colori dalla fortissima carica emotiva.
>> Milano: come liberarsi dei gelati inutili <<
E scegliere solo le 5 gelaterie migliori
Se Milano è la città assembrante per antonomasia, in quali gelaterie si assembreranno i milanesi prima che tutti partano per le vacanze a Filicudi, Alicudi o nel mare ancora più limpido di un’isoletta greca?
Provo a dirtelo dopo qualche giorno di sfide e leccate serratissime tra nuove e vecchie glorie della città.
#5) GNOMO GELATO
Via Francesco Cherubini, 3 – 02 4818134, zona Magenta
“La dipendenza dai gusti al cioccolato”, afferma una nota influencer residente in zona (Corso Vercelli), mentre in outfit rosa elettrico gesticola al telefono, “consiste in una piccola ansia da placare almeno una volta al giorno”. Dunque, se Gnomo finirà in una delle sue storie da migliaia di follower è per questa ansia da cioccolati: sorbetto al fondente 85%, gianduia, al latte e bianco.
Rispetto allo sprazzo di contemporaneità rappresentato dall’influencer milanese, noi analogici novecenteschi viviamo con minore ansia lo spettro di un giorno senza questi cioccolati. Sono buoni, ma un paio di gusti alla frutta non hanno niente da invidiare.
VOTO: 7,2
#4) PAVE’ GELATI E GRANITE
Via Cesare Battisti, 21 – 02 94383619, zona Tribunale / Porta Monforte
Pavè, il complesso di locali-open space-salottini-fighetti per cui è famoso El nost Milan, comprende due gelaterie. Messe su da tre ex ragazzi prodigio della patria pasticceria senza dimenticare mai “that you are Pavè”. Che in poche parole significa: aria vintage, arredo disinvolto, slanci creativi. Compreso il gelato affidato a Simona Carmagnola, alla faccia del gender gap.
I gusti secretati nei pozzetti sono meno melodiosi delle brioche di via Casati, dove tutto (Pavè) è cominciato. Il meglio sta nel pistacchio crudo, bell’esempio di gelato riformista, un plauso per il ciuffo di panna gratis.
VOTO: 7,8
#3) CIACCO
Via Spadari, 13 – 02 39663592, Zona Duomo
Arrivando da Ciacco in Via Spadari, si nota che la storia della moda milanese è una grande storia di schiene scoperte. Laddove, in centri storici più giù di livello, domina la tetta esposta. A Milano non si scoprono mai le tette: si scopre la schiena. Altro classico pre-estivo in zona Duomo: la tanta gente meno che trentenne con borraccetta e airpod perenni che pendono dagli orecchi come gioielli di un faraone.
Chissà come si sente Stefano Guizzetti da Parma, oggi che la sua gelateria è considerata tra le migliori di Milano. I palati voraci che frequentano Via Spadari sarebbero capaci di riconoscere tra cento il pistacchio elegante e lo zabaione leggero come una piuma.
VOTO: 8,1
#2) GELATO GIUSTO
Via San Gregorio, 17 – 02 29510284 - Zona Porta Venezia
Gelateria dal successo inversamente proporzionale alla metratura. Milano è annoverata tra le capitali del gelato da quando, nel 2009, Vittoria Bortolazzo ha aperto la sua botteguccia. Oggi, con tanta concorrenza nel quartiere brandizzato Netflix, la gelateria ha perso parte della sua centralità. Ma è ancora considerata una delle migliori di Milano.
Se le coniste di Gelato Giusto, notoriamente affette da braccino, non lesinassero sulle porzioni, si noterebbe ancora meglio la struttura di tutti i gusti, più avvolgente che mai nel pistacchio.
VOTO: 8,5
#1) TERRA GELATO
Via Vitruvio, 38 – 02 91948458, Zona Stazione Centrale
Come sempre il meglio di Milano è che se ci credi le cose diventano vere. All’apertura, nel 2018, Gianfranco Sanpò si è dimostrato maniaco dei prodotti DOP e IGP. Nocciola Gentile del Piemonte, asparago di Altedo, gorgonzola di Cameri, limone di Sorrento. Il latte? E’ il latte fieno del Sud Tirolo. Il cacao per il cioccolato è un monorigine di pregio. Anche se pare che il crescente midcult milanese per la gelateria dipenda dal successo del pistacchio siciliano.
Se questo è il modo di costruirsi una buona reputazione, Terra –bisogna dirlo– ha fatto le cose per bene. E niente supera il pistacchio dal colore più bello di Milano.
VOTO: 8,7
Questa newsletter esce fissa il giovedì pomeriggio. Se sei arrivato fin qui è il momento di iscriversi
>> L’hai letto? <<
“Itanglese” (Maurizio Trifone, Carocci editore)
“Abstract designa il riassunto che precede gli articoli scientifici su rivista. Visto che siamo la culla non della moda e del cibo, ma del fashion e del food, è evidente che non è la lingua italiana il nostro forte e forse neanche il nostro asset. Tant'è vero che se al collega chiedi un feedback sei molto in, se chiedi un semplice riscontro rischi di fare flop e di non meritarti neppure un coffee break. Rischia il flop anche chi, per un meeting o per un semplice lunch, sbaglia location. Location è una parola da collocare tra gli anglicismi più stupidi, disponendo l'italiano di una vasta gamma di dignitosi sinonimi sostitutivi: luogo, sito, posizione, posto, locale (spesso tipico o low cost)”.
La moka Bialetti, quella dell’omino coi baffi, scaturito nel 1958 dalla matita di Paul Campani, è stata venduta ai cinesi di Nuo. Tra gli acquirenti dell’azienda nata a Omegna nel 1919 anche gli eredi del gruppo Hermes.
Invece, dopo sette anni in mano a investitori americani, Versace è tornato in Italia. Riportato dal gruppo Prada che ha firmato l'acquisto della griffe della Medusa da Capri Holdings per 1,25 miliardi.
Il Salone del Mobile si tiene strette le trecentomila presenze — di cui il 68 per cento stranieri da 151 Paesi, che in sei giorni hanno attraversato i padiglioni. Alla fine il mobile più fotografato di questa edizione è stata «Hortensia», di Moooi, una poltrona di petali. Non viene via per poco, sei avvisato.
>> Ricky Gervais <<
Prima volta in Italia
Il celebre comico britannico debutta con un'unica data, il 24 luglio all'Unipol Forum di Milano. Gervais, creatore della rivoluzionaria serie «The Office», ha conquistato il pubblico con il suo umorismo tagliente in serie come «Extras», «Derek» e «After Life», nel nuovo monologo, «Mortality», affronta con il tipico sarcasmo temi come la vita, la morte e l'ipocrisia della società contemporanea.
Gabriella Esposito, titolare di Maturazioni, pizzeria a San Giuseppe Vesuviano (Napoli), è spesso virale sui social non solo per le phisique du role, ma per l’immagine lontana da quella classica della pizzaiola: capelli lunghi, unghie colorate, anelli vistosi e inconsuete mise da lavoro.
I suoi reel attirano commenti ironici come: "Ogni volta che fai un video, un consulente HACCP muore!”. Nei miei social si è innescata la discussione: per la quotidianità della pizzeria l’aspetto "poco professionale" di Gabriella, chiaramente studiato a tavolino, è più un punto di forza o un rischio?
Nell’affermare che i cantucci di Prato sono il dolce da forno italiano più famoso al mondo, Il Financial Times annuncia che il Biscottificio Antonio Mattei, fondato a Prato nel 1858 –– ancora oggi negli stessi locali di via Ricasoli –– apre per la prima volta la sua fabbrica ai visitatori.
P.S.
Il link più cliccato della scorsa newsletter è stato quello sul nuovo Orient Express “La Dolce Vita“.
Resti a casa, ti muovi, hai programmato una gita fuori porta? Cerca di divertirti a Pasqua/Pasquetta, in barba alle previsioni meteo avverse. Qui per oggi ho finito, ti do appuntamento a giovedì prossimo.