I media stranieri, impegnati a parlare di Papa Francesco (che merita ogni impegno) e di cosa succede quando un Papa muore, danno meno spazio alle notizie sul viaggiare in Italia che in genere occupano L’ITALIA (fa qualcosa alle persone). Inevitabilmente, questa settimana, i temi principali della newsletter saranno altri.
Ciao, piacere, sono Massimo Bernardi e questa newsletter esce fissa ogni giovedì pomeriggio. Se l’attesa tra un numero e l’altro ti sembra insopportabile, ho la cura: condividi l’ITALIA con un amico e convincilo a iscriversi.
>> Venezia <<
Turisti mordi e fuggi? Venezia presenta il conto
La prima giornata del ticket di ingresso giornaliero a Venezia è scattata venerdì 18 aprile 2025, e di fatto coprirà tutti i ponti e i fine settimana fino al termine di luglio. Il prezzo del ticket è di 10 euro, il doppio rispetto al 2024, aumenta anche il numero dei giorni in cui si dovrà pagare Il contributo. Dalle 29 del 2024, si sale a 54 giornate.
Il costo resta più basso solo per chi paga almeno quattro giorni prima dell'arrivo. I turisti che soggiornano in albergo continueranno a versare unicamente la tassa di soggiorno (da 1,50 a 5 euro a notte). L'obiettivo resta lo stesso: scoraggiare i turisti giornalieri mordi e fuggi usando un deterrente economico.
L'anno scorso, Venezia ha raccolto dalla tassa circa 2,8 milioni di euro. La maggior parte dei fondi è stata utilizzata per coprire i costi di implementazione del sistema. (New York Times)
>> Napoli, pizza a parte <<
Non sei stato a Napoli se non hai provato questi 10 piatti
Gli amanti di Napoli come me sono odiatori della modernità, almeno per un fine settimana. Occupato, è ovvio, a cercare piatti di culto per i miei decaloghi italiani, a Napoli tutti o quasi iscritti al repertorio tradizionale. Con grande tripudio di trattorie da 35/40 € e bucatini al soffritto, parmigiane di melanzane, paste patate e provola, genovese, ragù con candele spezzate.
Mai stato reazionario, ma a tavola una Napoli slegata dai suoi stereotipi più classici non mi interessa.
Per una volta non parlo di pizza. Se ormai, in Italia, nulla è serio come il cibo, figurarsi la pizza di Napoli. Seguirà decalogo dedicato.
1 - Genovese con gli ziti - La locanda del Gesù Vecchio
Accoglienza calda e piatti tradizionali confezionati come meglio non si può. Come i paccheri al ragù ripieni e fritti o il tris di maialino nero (costoletta, tracchia, salsiccia). La genovese della locanda induce forti dosi di gratitudine.
2 - Spaghetti alla puveriello e puveriello sagliuto - Salumeria Upnea
Salumeria del centro storico che va ben oltre il ricco bancone all’entrata. Basti per tutti lo spaghetto alla puveriello, anche nella monumentale variante “sagliuto” (podolico, parmigiano, tartufo). Potreste appassionarvi al ragù nel cozzetiello.
3 - Pasta e patate - Ieri Oggi e Domani
Gli interni cinematografici della trattoria erede della leggendaria “Fila”, dietro la Stazione Centrale, rubano lo sguardo. La pasta e patate (nel rame o nel coccio) insinua vertigini d’invidia nella concorrenza. Buone le pizze.
4 - Zuppa di cozze - A figlia d’ò marenaro
È il ristorante di Assunta Pacifico, figlia di un marinaio e ex chioscarola, famoso (universalmente) per la zuppa di cozze, anche in versione elefantiaca. Altri piatti antichi: brodo di polpo e spaghetti a vongole.
5 - Polipetti alla Luciana in cestino di pizza - Da Donato - 40€
Vicino a Stazione Centrale e Porta Nolana, è un richiamo fortissimo per il repertorio napoletano: parmigiane cotte nel forno a legna (melanzane, zucchine, patate), un cappello di pizza con i polpi lussurioso, gattò, frittura di paranza e la pizza.
6 - Spaghetti a vongole veraci - Osteria da Antonio
Pesce fresco e cucina di mare genuina in una piccola osteria vista Maschio Angioino, inavvicinabile nei fine settimana (prenotate!). Soddisfazione garantita con il catalogo di mare: spaghetti alle vongole veraci, impepata di cozze, paccheri allo scoglio.
7 - Pasta e fagioli con le cozze - Antica Capri - 35/40 €
Cuore napoletano e gestione familiare nei rigenerasti Quartieri Spagnoli. Non ingannino tamburelli e pentole di rame: la pasta fagioli e cozze nella pentola rivestita con la pasta della pizza è piacere allo stato puro. E poi scialatielli di mare, polpi alla luciana, pizze, persino cannoli siciliani.
8 - Lardiata - Hostaria dalle Sorelle 1910
Trattoria di stretta osservanza napoletana aperta all’Arenaccia nel 1910. Atmosfera ultra familiare e versione sanguigna della pasta allardiata (lardo, pomodoro e pecorino). Anche con il resto è bengodi: gattò di patate alla zuppa di soffritto, pasta e fagioli con le cozze, genovese e ragù.
9 - Ziti alla genovese - Luminist
Dal croissant alla genovese: colazione, pranzo, aperitivo e cena in mezzo a via Toledo, nel palazzo delle Gallerie d’Italia. Due le griffe del bistrot, Michele De Lucchi per l’ambiente, Giuseppe Iannotti per la cucina (due stelle Michelin). Alte aspettative confermate e ziti alla genovese superiori a quelli di mammà.
10 - Braciola al ragù - Antica Osteria da Tonino
Un essenziale “vino e cucina”, con tovaglie a quadri e prezzi modici aperto in un vicolo del centro nel 1880. Menù pieno di piatti antichi, a iniziare dalla braciola al ragù, autentico bestseller. Poi fritti (crocchè, mozzarella, zeppoline), genovese, scialatielli ai frutti di mare, carne alla pizzaiola.
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Profilo di Anna Yi Lang Zang, vincitrice della 14esima edizione di Masterchef Italia (889.000 spettatori per episodio, un record) sull’Independent. È uscito il suo libro (“Pentole e zodiaco”, Baldini & Castoldi), e intende aprire “un’oasi” (qualunque cosa significhi) in Sicilia, la sua regione preferita.
Non solo camicie di tartan (capo da 2.250 dollari), ma anche giacche, pantaloni, cappelli: in tutto 35 capi di abbigliamento esclusivi, messi sul mercato dall’attore americano Brad Pitt e dalla designer di gioielli Sat Hari con il marchio del lusso God’s True Cashmere. La produzione è tutta italiana, enfatizzata dall’etichetta “Made in Tuscany”
>> Freak <<
Il modo strano che abbiamo di mangiare le cose
Ho chiesto ai frequentatori dei miei canali social, gente fissata per il cibo come me, quali sono le cose che mangiano in modo strano.
Leggi le risposte suddivise per categorie, divertiti (so che lo farai) e poi confessa anche tu le strane abitudini che hai. Senza vergogna, tanto sei in buona compagnia.
PASTA
Ravioli: ”Interi in bocca, mi scoccia tagliarli a metà con la forchetta perchè di solito il ripieno si disperde”.
Tortellini: “Se non mi vede nessuno, li infilzo con l’indice come quando ero bambina”.
Penne: “Ho sempre ‘destrutturato’ tutto, ma il peggio avviene quando mangio le penne: soffio dentro a ogni pezzo di pasta per far uscire il sugo, che poi mangio da solo.
PIZZA
“La taglio a raggiera in sei fette, che ovviamente risultano triangolari con base curva; taglio poi ogni fetta circa a metà, parallelamente alla base: risultano sei triangolini centrali che lascio per ultimi (li mangerò con coltello e forchetta), prima mangio i trapezi di base con la crosta, e quelli li mangio con le mani”.
PANE
“Faccio la mollica a forma di dadi da gioco che tiro ai miei fratelli poi, per non sprecare, dopo averli raccolti da terra li mangio”.
BISCOTTI
Togo: ”Fingo di fumare una sigaretta, lo tengo in bocca fino a quando il cioccolato si scioglie, butto il resto”.
Ringo: ”Stacco il biscotto bianco che mangio per primo, poi passo alla crema rosicchiando con gli incisivi (se becchi il punto giusto si stacca l’intero dischetto di farcia alla panna senza rompersi, ma serve una certa abilità). Infine, il biscotto al cioccolato, che sciolgo in bocca fino ad ammollarlo. Se durante la divisione dei due biscotti accade l’irreparabile, ovvero la spartizione della crema su entrambi i biscotti, li ricompongo e passo il Ringo a mio fratello”.
Pan di stelle: ”Intaglio con un coltello la parte superiore poi la succhio, più è viscida più mi piace. Aggiungo che riprendere un Pan di stelle dalla tazza un secondo prima che si smolli definitivamente, quando strapieno di latte ma ancora integro, è un’arte”.
GELATO
“Ho un piercing sulla lingua quindi mi diverto a decorare la pallina di gelato con tutte lineette (dovute al fatto che il gioiello va più in profondità rispetto alla mia lingua). Più sono precise e dritte, più mi compiaccio!”.
“Per evitare che il commesso non metta i gusti nell’ordine richiesto specifico espressamente: la nocciola sotto, il cioccolato per ultimo ecc. La scelta dell'ultimo gusto in basso ha un significato preciso: deve lasciarmi in bocca più a lungo possibile il sapore del gusto preferito. Sono uno che quando mangia gli ziti con la genovese accantona i bocconi di carne e li mangia per ultimi!”.
“Muovo la lingua intorno alla circonferenza, tolgo finché non resta che un torsolo di gelato, solo allora rivolgo le attenzioni alla panna montata (controindicazione: spesso la panna finisce in terra, occhio, ci vuole metodo). Sembra la descrizione di una fellatio…
Cornetto Algida: “Ho imparato a mangiarlo partendo dalla punta per un semplice motivo: da piccoli io e i miei fratelli subivamo sempre l’attacco da parte di mio padre che ci chiedeva un po’ di gelato. Noi glielo porgevamo, lui lo capovolgeva mangiando il meglio e ridendoci in faccia. Dopo un po’ abbiamo imparato il trucco”.
JUNK FOOD
Bastoncini Findus: “Visto che li odio e li ho sempre odiati, adesso non li mangio. Ma da bambina: staccavo elegantemente la crosta lasciandola il più possibile integra, davo l’interno al cane e dopo fingevo di avere la bocca piena”.
Rotella Haribo: “La srotolo tutta, divido “per la lunga” i due fili, ottenendo due stringhe sottili: una la mangio subito, l’altra la uso per sperimentare vari nodi da marinaio e poi la mangio annodata“.
Mars: “Stack e tolgo un pezzo di cioccolato da sopra che uso come paletta per tirare via il mou. Paradiso. Ripetere. consolarsi con il malto sotto a morsetti”.
FRUTTA
Arance: “La taglio a spicchi con la buccia incorporata, poi azzanno le barchette e butto le bucce nel lavandino, dove c'è la centifuga. Schiaccio, e il mio lavandino profuma di arance. (O limoni o lime)”.
Mandarini. con i denti tolgo il filo della membrana sopra lo spicchio, poi con l’indice, nella parte grossa di dietro, lo pigio dentro/fuori, a mo’ di porcospino. Azzanno e poi butto la membrana”.
Pera: “Una volta sbucciata, la devo tagliare a rondelle partendo dalla cima. Non mangio le pere divise a metà per lungo”.
CARNE
Spiedini: “Tolgo tutto quello che c’è sopra lo stuzzicadentone, pulisco accuratamente la carne da ogni residuo di grasso, cose che non mi convincono, possibili residui di un possibile ossicino. Rimetto tutto nell’ordine di partenza (aiutandomi con qualche altro spiedino come modello o l’immagine sulla confezione) e lo mangio.
» La pasta al pomodoro è semplice «
Ma è anche difficile farne una eccezionale
Non più: la ricetta di Cesare Battisti, proprietario del ristorante Ratanà di Milano e consumato attore di reel, ti aiuta a farla al meglio.
Il segreto? Cuoci i pomodori un’ora in forno a 160°, fai evaporare l’acqua e concentri il sapore. Frulla tutto, aggiungi un tocco di burro –sì, burro, alla milanese– (fonte di molte polemiche). Scola la pasta 3 minuti prima e completa la cottura in padella con un po’ d’acqua di cottura. Aggiungi abbondante basilico e scorza di limone (sì, limone, e giù altre polemiche). Scoprirai che anche una semplice pasta al pomodoro può essere straordinaria
>> Parole proibite <<
Nuova rubrica
Capita anche a te?
Mi si chiude lo stomaco e vengo colto da sconvenienti, benché a stento frenabili, impulsi criminali quando leggo certe parole. Parole pigre, gergali, settoriali, criptiche, espressioni piene di frasi fatte, di banalità scambiate per moda, di ubbie scadenti. Parole che rischiano di diventare mummie: corpi rinsecchiti in cui non scorre sangue né corre vita. Eppure le ritroviamo molto sui social, nei giornali, ancor più nei comunicati stampa. Un linguaggio che, a forza di subire, rischia di diventare nostro. Ribelliamoci.
Aiutami però, segnala quali altre parole sei stanco di leggere in questo rutilante mondo del cibo. Nel frattempo comincio io.
– Esperienza, experience, esperienziale. Il nuovo territorio/terroir (non più in gara perché finito nella hall of fame delle parole proibite), cioè l’equivalente di “fare sistema” nella politica: falso, banale, viscido.
– Iconico. Non ci basta un iconico in ogni comunicato, presentazione, recensione. Lo vogliamo in ogni frase. (Che ne dici di rappresentativo, riconoscibile, mitico, familiare?)
– Eccellenza. È da circa un secolo sinonimo di tronfio, vuoto, vomitevole politichese. Per dire, leggi questa presentazione che ho ricevuto da poco (storia vera, maiuscole e virgolette comprese). “Progetto Interregionale di Eccellenza: “Promozione e valorizzazione dell’enogastronomia e delle tipicità regionali come turismo esperienziale”.
– Nel frattempo sostenibile si è fatto insostenibile quasi quanto pluripremiato.
– Che l’orrendo vezzo del cibo come coccola possa marcire nell’inferno delle traduzioni ad minchiam, insieme a tutti i parafernalia del connubio letale cibo - sfera affettiva.
– Immersivo. Si riferisce, dovrei dire si riferiva, essendosi propagato come un virus verso significati contigui, a una situazione che coinvolge più di un senso. Le solite scorciatoie linguistiche hanno fatto diventare immersivi ristoranti, menu degustazione, persino i cocktail. Immersivo usato al posto di coinvolgente è così pesante che ci potrebbe trascinare a fondo con sé. Riemergiamo.
– Goloso. Se Slurposo, godurioso, cioccolatoso sono descrittori da cartoni animati, qualcuno continua a usare l’aggettivo goloso anziché per definire l’attitudine di una persona, per descrivere un oggetto? Menu goloso, luogo goloso, titolo goloso, libro goloso, piatto goloso, intingolo goloso…
– Gustativo (ma gustativo in che senso?). Nonostante l’incomunicabilità del food postmoderno, il comunicato stampa che ho ricevuto da qualche giorno, delivera uno spiegone mai banale. Eccolo: “Un percorso gustativo a 360 gradi nel ristorante (xyz) equivale a un’experience gastronomica multisensoriale, che va oltre il semplice atto di mangiare. Merito del mindset sfidante del nostro chef (xyz), che va oltre la tradizione rivisitata”.
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>> Parole proibite <<
Il gran finale
A proposito di mail ricevute. Nei giorni scorsi si è fatto vivo un conoscente. Sta cercando sponsor per un bizzarro festival che organizzerà a Milano. Il suo messaggio meraviglioso mi ha fatto venire voglia di essere morto.
“Ciao Massimo. Volevo anticiparti che sto organizzando a Milano il COZZA FESTIVAL. Un festival basato sull’experience della cozza tarantina meshappata a cocktail di ogni genere. Ma richiede un effort importante. Sono previste perfomance con balletti suadenti di donne dell'alta aristocrazia locale che si faranno cospargere il corpo di sugo di cozza mentre tutti i partecipanti danzeranno intorno al ritmo della cozza dance.
Sto cercando uno spazio riqualificato in un moderno district molto green per eventi a Milano. Biglietto 35 euro. Il ticket permetterà l’accesso all’intero percorso esperienzale, inclusi talk, spettacoli ed exhibition, e include una consumazione presso ciascuna location dell’itinerario degustativo, per un totale massimo di 20 assaggi. Con il mio collaboratore non ci siamo ancora briffati sul tema ma faremo presto una call di allineamento per decidere dove creare una photo opportunity per gli influencer on site“.
Non c’è altro per oggi. Festeggia il 25 aprile come si conviene, e anche giovedì 1° maggio, visto che una volta tanto tornerò nella tua casella il giorno dopo, anche se è venerdì. Ciao.